mercoledì 4 marzo 2015

Udienza generale: "Questi anziani dovrebbero invece essere, per tutta la società, la riserva sapienziale del nostro popolo. Con quanta facilità si mette a dormire la coscienza quando non c’è amore!»"

(Alessandro Notarnicola) La contagiante aria di festa di cui si riveste Piazza San Pietro il mercoledì mattina in occasione dell'Udienza generale del Santo Padre sorprende ogni volta in maniera diversa e originale i media che seguono puntualmente l'appuntamento dal 1975, e ancora più straordinaria è la considerevole presenza di gruppi di fedeli e di pellegrini  di tutte le età che riunitisi da più parti del mondo si raccolgono nella Piazza del Bernini per partecipare alla preghiera e dunque alla Catechesi pronunciata da Papa Francesco. Questa mattina Francesco sempre portando avanti il ciclo "pre-sinodale" riguardante la famiglia ha incentrato la sua catechesi sulla figura dei nonni, preannunciando che sulla stessa tematica rifletterà anche nella catechesi di mercoledì prossimo concentrandosi d'altra parte sulla vocazione contenuta in questa età della vita.
Quella di oggi è senza alcun dubbio una delle catechesi più toccanti e vivaci dall'inizio del suo magistero (e letta con molta partecipazione personale), il problema degli anziani abbandonati, la nostra memoria e la nostra saggezza, è un vuoto della società contemporanea non indifferente, il quale andrebbe colmato ed alienato per il bene e per il futuro delle giovani generazioni che hanno bisogno di crescere sotto lo sguardo e a seguito dell'insegnamento dei propri nonni, amorevole bagaglio di sapienza per la comunità cristiana.
Francesco ha aperto oggi le sue meditazioni occupandosi della problematica condizione attuale degli anziani all'interno della società influenzata e sottomessa alla "cultura del profitto", sempre più attenta a chi produce ricchezza e sempre meno disponibile a sostenere il prossimo che non può produrre e che ha poco, in tutti i termini, per consumare: "Grazie ai progressi della medicina la vita si è allungata: la società, però, non si è “allargata” alla vita!", ha detto il Santo Padre denunciando l'indifferenza verso gli anziani da parte di una società programmata sull’efficienza, "Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità".
La qualità di una società si giudica anche da come gli anziani sono trattati
Fino a pochi decenni fa gli anziani vivevano nell’ambiente famigliare per tutto l’arco della vita mentre oggi molti, i più fortunati, vengono accolti in case di riposo, creando così solitudini poste l’una accanto altra mentre per i più disagiati, e sono la maggioranza, non vi è né il calore della famiglia né il sollievo di essere custoditi in una collettività. Per meglio comprendere questa piaga sociale ma anche sentimentale della società contemporanea Francesco ha assunto a riferimento le parole profetiche che il suo predecessore, Benedetto XVI, visitando una casa per anziani romana della Comunità di Sant'Egidio il 12 novembre del 2012, ha pronunciato ponendosi da "anziano" tra gli anziani: «La qualità di una società, vorrei dire di una civiltà, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune», aveva detto il Papa emerito, considerando la longevità una benedizione di Dio che va apprezzata e valorizzata. Proprio su questa cura che è necessario prestare e riservare agli anziani si è concentrato Papa Bergoglio in questo primo mercoledì di marzo ponendo in primo piano la fragilità e la dignità degli anziani esortando la parte "giovane" della società a operare con maggiore impegno, iniziando dalle famiglie e dalle istituzioni pubbliche, per fare in modo che gli anziani possano rimanere nelle proprie case. Per Francesco, lo aveva detto anche Benedetto XVI nella stessa occasione sopracitata, la sapienza di vita di cui i nonni sono portatori è una grande ricchezza poiché la qualità di una società, e dunque di una civiltà e della "cultura dell'incontro" ad esse intrinseca, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune. 
Sono i bambini ad avere più coscienza degli adulti 
"Questi anziani dovrebbero invece essere, per tutta la società, la riserva sapienziale del nostro popolo. Con quanta facilità si mette a dormire la coscienza quando non c’è amore!» (Solo l’amore ci può salvare, Città del Vaticano 2013, p. 83)", ha osservato Francesco, che conosce molto bene la durezza di questa realtà, condividendo con i fedeli e i gruppi di pellegrinaggio aneddoti del suo primo ministero a Buenos Aires quando si recava in visita alle diverse case di riposo per portare agli ospiti lì accolti un saluto affettuoso e solidale, per colmare le mancanze dei figli e dei familiari di coloro che erano stati ricoverati per la loro fragilità e inutilità. Inoltre a questo Francesco ha aggiunto un racconto che la sua nonna Rosa narrava in relazione allo "scarto" degli anziani in famiglia: "Poiché un uomo anziano nel mangiare si sporcava, il figlio - ossia il padre della famiglia - aveva deciso di spostarlo in un tavolino in cucina perché mangiasse da solo preoccupato di non fare brutta figura con gli amici che invitava a pranzo. Pochi giorni dopo arrivò a casa e trovò suo figlio più piccolo che faceva un tavolo per averlo già quando egli sarebbe diventato anziano per mangiare lì", ha detto Francesco con amarezza e denunciando che sono i bambini ad avere più coscienza degli adulti. La Chiesa non può e non vuole conformarsi ad una mentalità di insofferenza, e tanto meno di indifferenza e di disprezzo, nei confronti della vecchiaia, ecco la ragione per cui sente con urgenza il bisogno di risvegliare il senso collettivo di gratitudine, di apprezzamento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano parte viva della sua comunità. Gli anziani sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto. "L’anziano non è un alieno", ha sottolineato con veemenza il Papa e ha proseguito: "L’anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo". Gli uomini, pertanto, hanno dimenticato il concetto di sacrificio e di "onore", inteso nel suo più nobile significato, facendosi loro stessi portavoce di un’etica e di una cultura del mercato, che premia innanzitutto il consumismo e la incommensurabile ricerca del piacere materiale, dando vita a una progressiva emarginazione che diventa sempre più triste presagio di una deleteria sorte della società mancante delle proprie radici.
"Una società senza prossimità", ha così concluso il pontefice, "dove la gratuità e l’affetto senza contropartita – anche fra estranei – vanno scomparendo, è una società perversa. La Chiesa, fedele alla Parola di Dio, non può tollerare queste degenerazioni. Una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità non fossero più considerate indispensabili, perderebbe con esse la sua anima. Dove non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani".
(Articolo pubblicato anche su "Il sismografo")