(Alessandro Notarnicola) "Domenica scorsa la liturgia ci ha presentato Gesù tentato da Satana nel deserto ma vittorioso, alla luce di questo Vangelo abbiamo preso coscienza della nostra condizione di peccatori", con queste parole il Santo Padre ha dato avvio alla preghiera dell'Angelus di questa prima domenica di marzo e ha proseguito dicendo che in questa seconda domenica di Quaresima la chiesa indica la meta dell'itinerario di conversione.
La pagina evangelica odierna (Mc 9,2-10) racconta l’evento della Trasfigurazione sul monte Tabor alla presenza degli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, che si colloca al culmine del ministero pubblico di Gesù. Il Papa ha così spiegato che il Messaggio di questa domenica di Quaresima è importante. Gesù vuole formare i suoi alla missione e deve dare loro un segno importante su chi Lui è e, quindi, li porta alla presenza di Dio sul monte e a testimonianza di questo incontro vengono in aiuto le due figure per eccellenza più importanti dell’Antico Testamento, Mosè ed Elia. Anche nell’Antico Testamento Dio forma i suoi sul monte. Oggi Gesù conduce tre dei suoi discepoli sul monte, presso il Padre suo, perché anche loro si lascino irradiare dalla luce, dalla verità, dalla Parola che viene fuori dal cuore dal Padre. Non solo. Ma anche dalla luce che emana dalla sua persona e da tutto l’Antico Testamento, presente sul monte nella persona di Mosè e di Elia. I tre discepoli anche loro dovranno scendere dal monte trasformati nell’anima, nello spirito, nel corpo. Questa trasformazione non viene all’istante. Essi però sono stati immersi nella luce di Dio, che è Luce di Cristo. Questa immersione sarà per Pietro fondamentale.
"I tre discepoli" ha detto il Santo Padre, "sono spaventati, mentre una nube li avvolge e risuona dall’alto – come nel Battesimo al Giordano – la voce del Padre: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!» (Mc 9,7). Gesù è il Figlio fattosi Servitori, inviato nel mondo per realizzare attraverso la Croce il progetto della salvezza. La sua piena adesione alla volontà del Padre rende la sua umanità trasparente alla gloria di Dio, che è l’Amore". Ascoltare e seguire Cristo secondo il pontefice comporta assumere la logica del suo mistero pasquale, mettersi in cammino con Lui per fare della propria esistenza un dono di amore agli altri, in docile obbedienza alla volontà di Dio, con un atteggiamento di distacco dalle cose mondane e di interiore libertà. "Occorre, in altre parole, essere pronti a “perdere la propria vita” (cfr Mc 8,35)", ha affermato Francesco per cogliere il messaggio di Gesù e tradurlo nella pratica della nostra vita.
Nel dopo angelus il Santo Padre ha rivolto il suo sguardo al mondo, è andato oltre le mura vaticane e si è occupato della drammatica situazione della Siria e dell'Iraq riferendosi ai recenti rapimenti e sequestri di cristiani e ha lanciato un ulteriore appello affinché siano alleviare le sofferenze di quei popoli che soffrono per la fede che professano: "Vogliamo assicurare a quanti sono coinvolti in queste situazioni che non li dimentichiamo, ma siamo loro vicini e preghiamo insistentemente perché al più presto si ponga fine all’intollerabile brutalità di cui sono vittime. Insieme ai membri della Curia Romana ho offerto secondo questa intenzione l’ultima Santa Messa degli Esercizi Spirituali, venerdì scorso".
Il Papa ha pregato anche per le vittime e per il ragazzo ucciso pochi giorni fa in Venezuela e ha così esortato tutti al rifiuto della violenza e al rispetto della dignità di ogni persona e della sacralità della vita umana e ha inoltre incoraggiato a riprendere un cammino comune per il bene del Paese, riaprendo spazi di incontro e di dialogo sinceri e costruttivi.