(Luis
Badilla - Alessandro Notarnicola) Il titolo di questo articolo ricorda
l'ultimo tweet pubblicato da Benedetto XVI il 28 febbraio 2013, quando
alle ore 20.00, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, si concluse
il suo ministero petrino iniziato il 19 aprile 2005. Il pontificato di
Joseph Ratzinger, 265.mo Successore di Pietro, è durato 7 anni e 10 mesi
circa. D'allora, dapprima trasferendosi per un lungo soggiorno a Castel
Gandofo e poi in Vaticano al monastero Mater Ecclesiae, alle
spalle della Basilica di San Pietro, il Papa emerito (non tanto lontano
dall'edificio di Santa Marta, dove risiede Papa Bergoglio) vive la sua
missione sacerdotale al servizio della Chiesa in modo piuttosto
riservato, ritirato e severamente discreto, accompagnato dalle quattro Memores Domini,
dalla sua segretaria suor Birgit Wansing e da monsignor Georg Gänswein,
suo segretario nonché Prefetto della Casa Pontificia, al suo fianco dal
2003.
Volgendo lo sguardo alle meraviglie dei giardini vaticani nei quali il
Monastero è perfettamente introdotto e incorniciato e nei quali
Benedetto XVI passeggia puntualmente al pomeriggio, fino alla Grotta
della Madonna di Lourdes dove sosta in lunghe preghiere, il Papa emerito
con la sua preparazione teologico-letteraria e la vasta erudizione che
lo contraddistinguono si dedica giornalmente a molteplici attività: dà
principio al mattino con la recita del breviario, quindi si dedica alla
preghiera, alla meditazione, alla musica (Mozart innanzitutto, e poi
Bruckner, Liszt, Bach, Schubert, Beethoven, Brahms; musica religiosa
gregoriana e polifonica), allo studio (probabilmente scrive molto), e
alla copiosa corrispondenza privata, conducendo un modus vivendi
fortemente permeabile al messaggio dei Vangeli e della Bibbia e
avvicinandosi così all'insegnamento di San Girolamo, Padre e Dottore
della Chiesa, per il quale sovente Ratzinger ha manifestato stima e
venerazione. "Che cosa possiamo imparare noi da san Girolamo?", domandava Benedetto XVI nel corso della Catechesi dell'Udienza generale del 7 novembre 2007, "Mi
sembra soprattutto questo: amare la Parola di Dio nella Sacra
Scrittura. Dice san Girolamo: «Ignorare le Scritture è ignorare Cristo»
(Commento ad Isaia, prol.). Perciò è importante che ogni cristiano viva
in contatto e in dialogo personale con la Parola di Dio, donataci nella
Sacra Scrittura", parole fortemente vicine alla scelta dell'ultimo
tweet dedicato alla Chiesa e all'intera famiglia cristiana che doveva
allora prepararsi a una nuova guida religiosa e spirituale per
affrontare tempi non facili di restaurazione.
Periodicamente,
come è accaduto recentemente con i vescovi ucraini in visita ad limina a
Roma, il Papa emerito riceve visite, in generale selezionate con molta
cura. Nel corso di questi due anni Benedetto XVI, accogliendo l'invito
di Papa Francesco, e sospendendo la sua scelta di vita di "nascondimento
e preghiera", ha scelto di partecipare ad alcune cerimonie religiose,
si pensi infatti alla Messa presieduta il 1 settembre 2013 in Vaticano
per i suoi ex-allievi, riuniti a Castel Gandolfo nel tradizionale
seminario estivo del «Ratzinger Schuelerkreis», celebrata con i
cardinali Koch e Schoenborn, gli arcivescovi Gaenswein e Adoukonou,
l’ausiliare di Amburgo, Jaschke; si pensi alla canonizzazione di Papa
Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II del 27 aprile 2014, lo stesso è
accaduto il 19 ottobre scorso, quando Papa Bergoglio ha beatificato Papa
Paolo VI, fino a ricordare la sua partecipazione al recente Concistoro
del 14 febbraio in cui sono stati creati 20 nuovi cardinali. Lo stesso
Papa Francesco ha raccontato più volte come periodicamente incontri il
suo predecessore: Mons. Gänswein ha confessato inoltre che i due "amici"
si sentono con modalità diverse, si telefonano, si scrivono, si vedono,
mangiano insieme, e che più volte Papa Francesco è stato ospite a
pranzo nel monastero (addirittura, appena eletto il 23 marzo 2013,
Francesco ha raggiunto Ratzinger che allora dimorava a Castel Gandolfo),
e che una volta, dopo Natale, il Papa emerito è stato anche a Santa
Marta.
Francesco in più momenti ha parlato dei rapporti con Joseph Ratzinger, sottolineando che "il Papa emerito non è una statua in un museo. È una istituzione". "Benedetto - ha detto - è il primo e forse ce ne saranno altri. Non lo sappiamo. Lui è discreto, umile", "abbiamo deciso insieme che sarebbe stato meglio che vedesse gente, uscisse e partecipasse alla vita della Chiesa", "la sua saggezza è un dono di Dio". Un po' come quella dei nonni, afferma, che "non meritano di finire in una casa di riposo".
E ancora il 28 settembre nell'Incontro con gli anziani, salutando la presenza di J. Ratzinger, Papa Francesco all'apertura della sua allocuzione esclamò: "Ringrazio specialmente il Papa Emerito Benedetto XVI per la sua la presenza. Io ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!".
Quando l'elicottero di Benedetto XVI quel 28 febbraio di due anni fa partì dall'eliporto del Vaticano salutato da una piccola folla commossa e silenziosa, quei luoghi lasciati senza una "guida" e tutto il mondo non sapevano che di lì a poco il Pontefice rinunciatario sarebbe stato succeduto da Papa Bergoglio, nonostante proprio nel Conclave del 2005 il cardinale argentino sarebbe stato il più votato dai cardinali elettori dopo Ratzinger, e che tra l'altro sono tornati a posare lo sguardo su di lui dopo quasi 8 anni passando nelle sue mani il timone della barca di Pietro.
Papa Francesco da subito, sin dalla sera della sua elezione ha voluto esprimere la sua stima e il suo affetto verso Joseph Ratzinger. Davanti a una piazza San Pietro festosa e gremitissima il neo pontefice argentino pronunciando la benedizione non mancò infatti di volgere un pensiero al Papa emerito: "La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. [...]". Da quel momento il mondo intero ha compreso la natura del rapporto che avrebbe legato nei giorni a venire i due pontefici: tra le molteplici e poliedriche dichiarazioni di Papa Francesco degli ultimi tempi ve n’è una che a tal proposito merita di essere considerata in tutta la sua portata.
"Benedetto XVI, un grande Papa". Papa Francesco ha così definito ancora il suo predecessore, presso la Casina Pio IV nei Giardini Vaticani in occasione dell'assemblea plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, per l'inaugurazione di un busto in onore di Joseph Ratzinger. E' un grande successore di Pietro per "la grande forza e penetrazione della sua intelligenza, per il suo rilevante contributo alla teologia, per il suo amore nei confronti della Chiesa e degli esseri umani, grande per la sua virtù e la sua religiosità".
I suoi insegnamenti, il suo esempio di uomo di Dio, le sue opere, molti degli interventi pubblici realizzati nel corso del suo ministero petrino, la sua devozione alla Chiesa e la scelta presa in seguito alla rinuncia, sono le virtù ratzingeriane che Francesco e la Chiesa intera hanno fatto proprie in un momento in cui l'intera famiglia cristiana si trovava a dover affrontare grandi e gravi difficoltà di carattere morale e religioso.
Nella conferenza stampa tenuta il 18 agosto 2014 a bordo dell’aereo che lo riportava in Italia dopo il suo viaggio nella Repubblica di Corea, il Papa ha affermato: "Penso che il papa emerito non sia un’eccezione, ma dopo tanti secoli, questo è il primo emerito. […] Settant'anni fa anche i vescovi emeriti erano un’eccezione, non esistevano. Oggi i vescovi emeriti sono una istituzione. Io penso che 'papa emerito' sia già un’istituzione. Perché? Perché la nostra vita si allunga e a una certa età non c’è la capacità di governare bene, perché il corpo si stanca, la salute forse è buona ma non c’è la capacità di portare avanti tutti i problemi di un governo come quello della Chiesa. E io credo che papa Benedetto XVI abbia fatto questo gesto che di fatto istituisce i papi emeriti. Ripeto: forse qualche teologo mi dirà che questo non è giusto, ma io la penso così. I secoli diranno se è così o no, vedremo. Lei potrà dirmi: 'E se lei non se la sentirà, un giorno, di andare avanti?'. Farei lo stesso, farei lo stesso! Pregherò molto, ma farei lo stesso. Ha aperto una porta che è istituzionale, non eccezionale". Per Papa Francesco dunque Benedetto XVI non è soltanto il "nonno" del Papa, quella figura di riferimento presente in tutte le famiglie, alla quale ci si rivolge prima di affrontare un viaggio (pare che Francesco prima di ogni suo pellegrinaggio si rechi a salutare il Papa emerito) o di considerare una scelta non trascurabile e importante, ma è anche l'iniziatore di una tradizione che dopo secoli è tornata a far discutere e a sorprendere l'opinione pubblica e gli ambienti interni alla Chiesa stessa: si tratta infatti della possibilità per un Papa di considerare la propria "pensione" qualora corpo e spirito non abbiano più le giuste forze per affrontare l'enorme responsabilità di una guida spirituale e religiosa qual è il Capo della Chiesa cattolica.
Ultima Udienza generale di Benedetto XVI. Il ringraziamento espresso da Benedetto XVI nel suo ultimo cinguettio del resto era stato anche il focus della sua ultima Udienza generale, quella del mercoledì 27 febbraio 2013, nella quale il Papa teologo ha reso grazie a Dio che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. “In questo momento il mio animo si allarga ed abbraccia tutta la Chiesa sparsa nel mondo”, aveva detto Ratzinger commovendo i pellegrini presenti nella Piazza, “e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo”.
“Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore”, aveva proseguito dando il suo ultimo sentito e grato saluto come Papa al mondo intero che lo ha appoggiato e giudicato (a volte con toni polemici) per l’intero magistero, “perché abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10)”.
Francesco in più momenti ha parlato dei rapporti con Joseph Ratzinger, sottolineando che "il Papa emerito non è una statua in un museo. È una istituzione". "Benedetto - ha detto - è il primo e forse ce ne saranno altri. Non lo sappiamo. Lui è discreto, umile", "abbiamo deciso insieme che sarebbe stato meglio che vedesse gente, uscisse e partecipasse alla vita della Chiesa", "la sua saggezza è un dono di Dio". Un po' come quella dei nonni, afferma, che "non meritano di finire in una casa di riposo".
E ancora il 28 settembre nell'Incontro con gli anziani, salutando la presenza di J. Ratzinger, Papa Francesco all'apertura della sua allocuzione esclamò: "Ringrazio specialmente il Papa Emerito Benedetto XVI per la sua la presenza. Io ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!".
Quando l'elicottero di Benedetto XVI quel 28 febbraio di due anni fa partì dall'eliporto del Vaticano salutato da una piccola folla commossa e silenziosa, quei luoghi lasciati senza una "guida" e tutto il mondo non sapevano che di lì a poco il Pontefice rinunciatario sarebbe stato succeduto da Papa Bergoglio, nonostante proprio nel Conclave del 2005 il cardinale argentino sarebbe stato il più votato dai cardinali elettori dopo Ratzinger, e che tra l'altro sono tornati a posare lo sguardo su di lui dopo quasi 8 anni passando nelle sue mani il timone della barca di Pietro.
Papa Francesco da subito, sin dalla sera della sua elezione ha voluto esprimere la sua stima e il suo affetto verso Joseph Ratzinger. Davanti a una piazza San Pietro festosa e gremitissima il neo pontefice argentino pronunciando la benedizione non mancò infatti di volgere un pensiero al Papa emerito: "La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. [...]". Da quel momento il mondo intero ha compreso la natura del rapporto che avrebbe legato nei giorni a venire i due pontefici: tra le molteplici e poliedriche dichiarazioni di Papa Francesco degli ultimi tempi ve n’è una che a tal proposito merita di essere considerata in tutta la sua portata.
"Benedetto XVI, un grande Papa". Papa Francesco ha così definito ancora il suo predecessore, presso la Casina Pio IV nei Giardini Vaticani in occasione dell'assemblea plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, per l'inaugurazione di un busto in onore di Joseph Ratzinger. E' un grande successore di Pietro per "la grande forza e penetrazione della sua intelligenza, per il suo rilevante contributo alla teologia, per il suo amore nei confronti della Chiesa e degli esseri umani, grande per la sua virtù e la sua religiosità".
I suoi insegnamenti, il suo esempio di uomo di Dio, le sue opere, molti degli interventi pubblici realizzati nel corso del suo ministero petrino, la sua devozione alla Chiesa e la scelta presa in seguito alla rinuncia, sono le virtù ratzingeriane che Francesco e la Chiesa intera hanno fatto proprie in un momento in cui l'intera famiglia cristiana si trovava a dover affrontare grandi e gravi difficoltà di carattere morale e religioso.
Nella conferenza stampa tenuta il 18 agosto 2014 a bordo dell’aereo che lo riportava in Italia dopo il suo viaggio nella Repubblica di Corea, il Papa ha affermato: "Penso che il papa emerito non sia un’eccezione, ma dopo tanti secoli, questo è il primo emerito. […] Settant'anni fa anche i vescovi emeriti erano un’eccezione, non esistevano. Oggi i vescovi emeriti sono una istituzione. Io penso che 'papa emerito' sia già un’istituzione. Perché? Perché la nostra vita si allunga e a una certa età non c’è la capacità di governare bene, perché il corpo si stanca, la salute forse è buona ma non c’è la capacità di portare avanti tutti i problemi di un governo come quello della Chiesa. E io credo che papa Benedetto XVI abbia fatto questo gesto che di fatto istituisce i papi emeriti. Ripeto: forse qualche teologo mi dirà che questo non è giusto, ma io la penso così. I secoli diranno se è così o no, vedremo. Lei potrà dirmi: 'E se lei non se la sentirà, un giorno, di andare avanti?'. Farei lo stesso, farei lo stesso! Pregherò molto, ma farei lo stesso. Ha aperto una porta che è istituzionale, non eccezionale". Per Papa Francesco dunque Benedetto XVI non è soltanto il "nonno" del Papa, quella figura di riferimento presente in tutte le famiglie, alla quale ci si rivolge prima di affrontare un viaggio (pare che Francesco prima di ogni suo pellegrinaggio si rechi a salutare il Papa emerito) o di considerare una scelta non trascurabile e importante, ma è anche l'iniziatore di una tradizione che dopo secoli è tornata a far discutere e a sorprendere l'opinione pubblica e gli ambienti interni alla Chiesa stessa: si tratta infatti della possibilità per un Papa di considerare la propria "pensione" qualora corpo e spirito non abbiano più le giuste forze per affrontare l'enorme responsabilità di una guida spirituale e religiosa qual è il Capo della Chiesa cattolica.
Ultima Udienza generale di Benedetto XVI. Il ringraziamento espresso da Benedetto XVI nel suo ultimo cinguettio del resto era stato anche il focus della sua ultima Udienza generale, quella del mercoledì 27 febbraio 2013, nella quale il Papa teologo ha reso grazie a Dio che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. “In questo momento il mio animo si allarga ed abbraccia tutta la Chiesa sparsa nel mondo”, aveva detto Ratzinger commovendo i pellegrini presenti nella Piazza, “e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo”.
“Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore”, aveva proseguito dando il suo ultimo sentito e grato saluto come Papa al mondo intero che lo ha appoggiato e giudicato (a volte con toni polemici) per l’intero magistero, “perché abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10)”.
(Articolo pubblicato anche su "Il sismografo")