mercoledì 18 marzo 2015

"I bambini dicono quello che pensano, non hanno ancora imparato quella scienza della doppiezza che noi adulti abbiamo imparato. I bambini non sono diplomatici"

(Alessandro Notarnicola) "I bambini ci ricordano che siamo sempre figli: anche se uno diventa adulto, o anziano, anche se diventa genitore, se occupa un posto di responsabilità, al di sotto di tutto questo rimane l’identità di figlio. E questo ci riporta sempre al fatto che la vita non ce la siamo data noi ma l’abbiamo ricevuta". Così Papa Francesco, dopo aver salutato i tanti pellegrini perimetrando con la jeep bianca l'intera piazza, questa mattina ha dato avvio all'Udienza generale del mercoledì interessandosi a un'altra figura familiare molto importante per la famiglia e nella società di ogni tempo, i bambini.

Dopo aver passato in rassegna nelle Catechesi precedenti le diverse figure della vita familiare, madre, padre, nonni, fratelli, il Santo Padre oggi ha concluso il primo gruppo di catechesi sulla famiglia riflettendo sul grande dono che sono i bambini per l'umanità e ha anticipato che anche questa volta, come è avvenuto per la Catechesi dedicata al Papà e per quella incentrata sui nonni e gli anziani, tratterà il tema in due volte, lasciando a mercoledì prossimo le riflessioni sulle ferite che arrecano sofferenza all'infanzia. "Sono anche i grandi esclusi perché neppure li lasciano nascere", ha sentenziato Francesco rispondendo all'applauso con cui la piazza ha accolto il tema della Catechesi odierna.
La scorsa volta, nella Catechesi dedicata ai nonni il Pontefice con tono nostalgico e con grande simpatia aveva ricordato l'affetto che il popolo filippino gli ha donato nel corso del suo viaggio apostolico a Manila, riportando il simpatico appellativo di Lolo Kiko con il quale i tanti fedeli asiatici lo acclamavano per le strade della Capitale; anche oggi Francesco ha dato avvio alla Catechesi citando i tanti bambini che ha incontrato durante il viaggio in Asia: li ha definiti pieni di vita, di entusiasmo seppur molti di loro vivono in condizioni non degne. "In effetti" ha osservato il Papa, "da come sono trattati i bambini si può giudicare una società, ma non solo umanamente ma anche sociologicamente se è una società schiava degli interessi economici".
"Dio non ha difficoltà a farsi capire dai bambini, e i bambini non hanno problemi a capire Dio. Non per caso nel Vangelo ci sono alcune parole molto belle e forti di Gesù sui “piccoli”", ha proseguito Francesco commentando che la parola “piccoli” indica tutte le persone che dipendono dall’aiuto degli altri, e in particolare i bambini. "Ad esempio Gesù dice: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). E ancora: «Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10)". Dunque, i bambini sono in sé stessi una ricchezza per l’umanità e per la Chiesa, perché richiamano costantemente alla condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio: quella di non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono.
La presenza dei bambini all'interno della famiglia per la Chiesa ha il significato di mantenere sempre viva e presente la dimensione dell'infanzia e della prima età agli adulti, che molto spesso, dimenticano di essere stati essi stessi figli e "piccoli" a causa delle tante responsabilità di "genitore" che essi devono affrontare nel quotidiano. "In realtà" ha affermato Francesco esortando “i più grandi” a riscoprire la preziosa dimensione dell'essere figlio, "è motivo di grande gioia sentire che in ogni età della vita, in ogni situazione, in ogni condizione sociale, siamo e rimaniamo figli. Questo è il principale messaggio che i bambini ci danno, con la loro stessa presenza".
Nella seconda parte della Catechesi, tuttavia, il Santo Padre ha enumerato i tanti doni che i bambini apportano all'umanità, arricchendola, come ad esempio il loro modo di vedere la realtà, con uno sguardo fiducioso e puro, o per la loro spontanea fiducia nel papà e nella mamma; una spontanea fiducia in Dio, in Gesù, nella Madonna. Nello stesso tempo ha detto Francesco, lo sguardo interiore è puro, non ancora inquinato dalla malizia, dalle doppiezze, dalle “incrostazioni” della vita che induriscono il cuore. "I bambini dicono quello che pensano, non hanno ancora imparato quella scienza della doppiezza che noi adulti abbiamo imparato. I bambini non sono diplomatici", ha commentato a braccio il Papa esortando gli adulti a non coprirsi di "sorrisi di cartone" e di apprendere maggiormente dalla spontaneità e dalla freschezza dei più piccoli, perché Gesù invita i suoi discepoli a diventare come bambini perché “a chi è come loro appartiene il Regno di Dio” (cfr Mt 18,3; Mc 10,14). I bambini per il pontefice argentino hanno dunque la capacità di sorridere e di piangere: due cose che in noi grandi spesso “si bloccano” perché il cuore si indurisce.
"Sappiamo che anche i bambini hanno il peccato originale" ha osservato inoltre Francesco riconoscendo che essi hanno i loro egoismi, ma che conservano una purezza e una semplicità interiore che rendono la società più viva e meno triste. Del resto, all’Udienza generale dell'11 febbraio 2015 Papa Francesco, esattamente un mese fa, soffermandosi sul ruolo dei figli aveva colto l'occasione per precisare che, benché la Chiesa insegni la procreazione responsabile, avere molti figli non può essere automaticamente considerata una scelta irresponsabile mentre quella di non avere figli va sempre condannata come scelta egoistica e non cristiana. «Una società avara di generazioni, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio»: «è una società depressa», aveva ammonito Papa Bergoglio tornando sulla questione delle nascite e richiamando anche l’Enciclica Humanae vitae del beato Papa Paolo VI.
(Articolo pubblicato anche su "Il sismografo")