giovedì 19 marzo 2015

La vocazione della Custodia

(Alessandro Notarnicola) Il 19 marzo del 2013 Papa Francesco in una soleggiata Piazza San Pietro, alla presenza di 130 Delegazioni di Capi di Stato, ministri e responsabili di nazioni e organizzazioni di tutto il mondo, oltre a centinaia di migliaia di fedeli, in coincidenza con la solennità di San Giuseppe e della festa del Papà, si presentava per la seconda volta al mondo intero instaurando un legame indissolubile che con il tempo si sarebbe arricchito attraverso l'uso di un linguaggio semplice, amichevole, che mira direttamente ai cuori e alle coscienze di ogni uomo.

La prima volta che il neo pontefice argentino si era rivolto al mondo era stato il 13 marzo 2013, giorno della sua elezione al Soglio Pontificio, quando affacciandosi dalla loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro aveva salutato tutti con un cordiale, affettuoso nonché inedito "Buonasera". L'umiltà di Papa Bergoglio è stata sin da subito compresa e raccolta dall'opinione pubblica mondiale, fin dal suo primo pronunciamento della toccante e lunga omelia della Santa Messa per l'imposizione del Pallio e per la consegna dell'anello del pescatore per l'inizio del ministero petrino, tutta dedicata alla figura di San Giuseppe e al concetto di custodire.
"La vocazione del custodire - ha detto Francesco in quell'occasione - non riguarda solo noi cristiani: ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel libro della Genesi e come ci ha mostrato San Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo".
Di qui il primo appello che il pontefice estende all'umanità tutta, iniziando da coloro dai quali "dipende" la sorte della terra, i politici: "Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di morte e distruzione accompagnino il cammino di questo nostro mondo!".
Rivolgendosi ai tanti presenti arrivati a Roma per la celebrazione che fino a Paolo VI era chiamata di “intronizzazione” del vescovo di Roma, ma che da Giovanni Paolo I in poi, abbandonata la tiara, ha assunto il carattere di una semplicissima Messa di inaugurazione del pontificato, Francesco donando alla "Piazza" le sue riflessioni sul tema della Custodia ha subito guardato a San Giuseppe, come modello di educatore, che custodisce e accompagna umilmente Gesù nel suo cammino di crescita, come si legge nel Vangelo. "E Giuseppe è “custode”", osservava il Papa, "perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!".
Papa Bergoglio nutre una grande devozione per San Giuseppe tanto che appena fuori della porta della stanza 201 della Domus Santa Marta, su un cassettone di legno, è posta una statua del santo sotto la quale il Papa ripone "in custodia" sue riflessioni (o richieste di grazie) su carta.
La devozione per la figura e per la missione di San Giuseppe per Jorge Mario Bergoglio ha origini a Flores, il quartiere di Buenos Aires dove egli è nato e cresciuto, e alla sua parrocchia proprio intitolata a San Josè. Ed è ancora in questa parrocchia che il 21 settembre 1953 a quasi diciassette anni Bergoglio incontrò padre Carlos B. Duarte Ibarra e dopo essersi confessato da lui scoprì la sua vocazione sacerdotale.
La statua di san Giuseppe dormiente di Francesco è lignea e misura una quarantina di centimetri e raffigura il santo con abiti di color verde scuro e rosso, con decori dorati, nello stile dell'iconografia ispanoamericana. Il Santo è rappresentato dormiente poiché il Vangelo spiega che è sempre in sogno che egli riceve i messaggi dal cielo che lo rassicurano prima su Maria e sul nome da dare al Bambino, e che poi lo avvertono del pericolo rappresentato da Erode provocando la fuga in Egitto. Una statua simile Bergoglio ce l'aveva anche nella stanza occupata per diciotto anni al Collegio Maximo di San Miguel, dov'è stato rettore e dove ha abitato anche da provinciale dei gesuiti. Il san Giuseppe dormiente che conservava in curia a Buenos Aires è una delle poche cose che il Papa ha voluto far arrivare dall'Argentina dopo l'elezione: durante il viaggio la testa ha subito dei danneggiamenti, che Bergoglio ha provveduto a risistemare una volta giunta la statua nella sua casa in Vaticano.
(Articolo pubblicato anche su "Il sismografo")