sabato 7 marzo 2015

8 Marzo. Il volto femminile nel magistero di Papa Francesco

(Alessandro Notarnicola) La primissima volta che Jorge Mario Bergoglio ha parlato da Papa delle donne risale all’omelia per la celebrazione della Domenica delle Palme del 24 marzo 2013, quasi due anni fa, quando il neo pontefice argentino ha desiderato condividere con la gremitissima Platea Sancti Petri e con il mondo intero il ricordo di una figura familiare di riferimento fondamentale nella sua infanzia, ma anche per l'età adulta. Si tratta di Nonna Rosa Vassallo.
 La nonna italo-argentina, donna minuta, dai capelli castani e dagli occhi grandi, la cui esistenza terrena si è snodata tra l’Europa, l’Italia, ed il nuovo mondo, l’Argentina, è entrata quasi nell’immediato nelle case di tutte le famiglie cristiane sin dai primi giorni del ministero petrino bergogliano, e certamente ci ha aiutato a meglio comprendere le scelte ed il magistero di Papa Francesco, per il quale ella ha occupato un eccezionale punto di riferimento nella crescita umana e spirituale.
In un contesto sociale in cui l'emancipazione femminile sembra essersi affermata con determinazione e a giusto merito dopo secoli di lotte, e in una società - quella a noi coeva - in cui le donne sono diventate cittadine di serie A, al pari degli uomini (anche se non mancano gli ostacoli e resistenz ancora), ci si è spesso domandati quale fosse la posizione della Chiesa in merito, dal momento che per lunghi periodi essa è stata percepita come una “nemica” dell’emancipazione. A questo conflitto culturale si aggiunge inoltre un dato effettivo: l’assenza della cosiddetta "quota rosa" nelle sfere decisionali della Chiesa, benché le religiose siano, almeno per ora, molto più numerose dei religiosi. Gli ultimi dati, risalenti al 2012, dimostrano senza ombra di incertezza che le religiose cattoliche nel mondo sono 702.529, mentre i religiosi (esclusi i sacerdoti) equivalgono a 55.314. Questo dato vuol mostrare che su 14 consacrati, 13 sono donne, ed è inevitabile che l'emancipazione realizzata dalla donna nella società civile abbia riscontrato una sua legittima nonché naturale ripercussione nel campo religioso. Nella dottrina cattolica tra l'altro il principio è riconosciuto fin dalle origini del cristianesimo, secondo la parola di san Paolo: «Non vi è più né uomo né donna, perché non siete che una sola persona in Cristo Gesù» (Gal. 3, 28). Il Salvatore ha soppresso le divisioni e le ineguaglianze tra gli esseri umani, sia tra uomini e donne, sia tra ebrei e greci, sia tra schiavi e uomini liberi; egli ha voluto far scomparire l'inferiorità sociale della donna, legata all'egoismo dominatore dell'uomo e rivelatrice di una situazione di peccato.
Francesco, una volta eletto pontefice ha reso più chiara e comprensibile l’opinione della Chiesa in relazione alla posizione occupata dalla donna all'interno della comunità civile e alla grande famiglia religiosa; la voce del Papa rappresenta non a caso la cultura del nostro tempo sempre ben predisposta nei confronti di ogni tipo di uguaglianza tanto che a un certo punto egli è stato definito - forse scherzosamente, magari con polemica - il papa delle "pari opportunità".
Papa Francesco relativamente alle donne si è espresso senza sillogismi e giochi di parole ambigui nel suo primo viaggio internazionale in Brasile per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù. Nel discorso indirizzato ai Vescovi brasiliani di sabato 27 luglio Bergoglio osserva: "[…] le donne hanno un ruolo fondamentale nel trasmettere la fede e costituiscono una forza quotidiana in una società che la porti avanti e la rinnovi. Non riduciamo l’impegno delle donne nella Chiesa, bensì promuoviamo il loro ruolo attivo nella comunità ecclesiale. Se la Chiesa perde le donne, nella sua dimensione totale e reale, la Chiesa rischia la sterilità”.
A queste osservazioni hanno poi fatto seguito le parole pronunciate a braccio nella lunga intervista "senza rete e senza filtri” nel viaggio di ritorno da Rio de Janeiro a conclusione della GMG  davanti ai 70 giornalisti dei media mondiali accreditati sul volo papale.
Alla domanda di Jean-Marie Guénois de Le Figaro: "Santo Padre, una domanda con il mio collega di La Croix, Lei ha detto che la Chiesa senza la donna perde fecondità. Quali misure concrete prenderà?" Papa Francesco ha risposto: "Una Chiesa senza le donne è come il Collegio Apostolico senza Maria. Il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, la mamma di famiglia, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine, della Madonna; quella che aiuta a crescere la Chiesa! Ma pensate che la Madonna è più importante degli Apostoli! E’ più importante! La Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre. Ma la donna, nella Chiesa, non solo deve, non so come si dice in italiano […] il ruolo della donna nella Chiesa non solo deve finire come mamma, come lavoratrice, limitata […] No! E’ un’altra cosa! Ma i Papi […] Paolo VI ha scritto una cosa bellissima sulle donne, ma credo che si debba andare più avanti nell’esplicitazione di questo ruolo e carisma della donna. Non si può capire una Chiesa senza donne”.
Inoltre, durante un'Udienza generale in piazza S. Pietro alla domanda rivolta dalla giornalista brasiliana Anna Ferreira su quale deve essere la partecipazione delle donne nella Chiesa, il Santo Padre ha risposto ancora una volta con delle parole che probabilmente hanno fatto tremare non pochi, affermando che la donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti".
Questi tre interventi presi in considerazione (i quali tuttavia segnano tre momenti indispensabili del pontificato bergogliano) dimostrano come Francesco abbia ben chiara l'evoluzione dei tempi: tante cose possono cambiare e sono cambiate nell’evoluzione culturale e sociale, ma di fatto rimane che per la Chiesa è la donna che concepisce, che porta in grembo e partorisce i figli degli uomini. E questo non rappresenta semplicemente un dato biologico (potremmo dire "da laboratorio"), ma comporta una ricchezza di implicazioni sia per la donna stessa, per il suo modo di essere, sia per le sue relazioni, per il modo di porsi rispetto alla vita. Secondo la Chiesa cattolica Dio ha affidato in una maniera del tutto speciale l’essere umano alla maternità della donna. Questa affermazione forte e piena di significato è contenuta nella lettera apostolica Mulieris dignitatem di San Giovanni Paolo II, pubblicata il 15 agosto 1988, e scritta subito dopo il Sinodo sulla vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel mondo, celebrato nel 1987, raccogliendo una richiesta scaturita dall’aula sinodale di considerare i fondamenti antropologici e teologici della condizione femminile come fondamento imprescindibile per ogni novità da attuare nella vita della Chiesa. Negli ultimi venticinque comunque anni la presenza e la partecipazione della donna nella vita sociale, economica, culturale e politica si sono gradualmente incrementate in tutto il mondo.

Il Papa delle pari opportunità dunque ha sempre omaggiato il "genio femminile" tanto caro a Giovanni Paolo II, sottolineando, come ha fatto nel messaggio inviato al Festival della famiglia di Riva del Garda, “la significativa maggiore presenza delle donne” nell’organismo. Una “presenza che – ha sottolineato Bergoglio – diventa invito a riflettere sul ruolo che le donne possono e devono avere nel campo della teologia. Infatti, la Chiesa riconosce l’indispensabile apporto della donna nella società, con una sensibilità, un’intuizione e certe capacità peculiari che sono solitamente più proprie delle donne che degli uomini”. L’invito di Francesco è dunque rivolto a trarre il migliore profitto da questa parità dei ruoli per poter raggiungere successi significativi nell'elaborazione delle cosiddette politiche familiari e per lo stesso futuro dell'umanità.