lunedì 23 marzo 2015

Santa Marta. Papa Francesco contro i corrotti: "Quelli che giudicano con rigidità la Chiesa hanno doppia vita. Con la rigidità neppure si può respirare"

(Alessandro Notarnicola) L'omelia pronunziata questa mattina da Papa Francesco presso la Cappella della Casa Santa Marta, ove il pontefice risiede dall'inizio del proprio magistero, potrebbe sembrare un adeguato prolungamento del discorso pronunciato a Scampia, Napoli, sabato mattina.
Infatti, dopo che buona parte delle testate nazionali questa mattina hanno collocato in prima pagina il grido lanciato dal Santo Padre nel quartiere periferico di Napoli, "la corruzione puzza", Francesco ha incentrato l'omelia mattutina proprio sul contrasto vigente tra il vero volto della Chiesa che è santa, peccatrice e bisognosa, e l'esistenza della rigida corruzione che fa parte di quegli uomini che vivono una doppia vita e che condannano senza essere misericordiosi.
Prendendo pertanto avvio dalle letture odierne proposte dalla liturgia (tratte dal libro di Daniele (13, 1-9.15-17.19-30.33-62) e dal Vangelo di Giovanni (8, 1-11)), il Santo Padre ha incentrato le meditazioni sul racconto di tre donne e di altri tre giudici: una donna innocente, Susanna, una peccatrice, l’adultera, e una povera vedova bisognosa: “Tutte e tre" ha detto il pontefice, "secondo alcuni padri della Chiesa, sono figure allegoriche della Chiesa: la Chiesa Santa, la Chiesa peccatrice e la Chiesa bisognosa”. “I tre giudici sono cattivi” e “corrotti”, ha osservato riferendosi al giudizio degli scribi e dei farisei che portarono l’adultera a Gesù. “Avevano dentro il cuore la corruzione della rigidità”, ha spiegato, "si sentivano puri perché osservavano “la lettera della legge”. “Ma non erano santi questi, erano corrotti, corrotti perché una rigidità del genere soltanto può andare avanti in una doppia vita e questi che condannavano queste donne poi andavano a cercarle da dietro, di nascosto, per divertirsi un po’. I rigidi sono - uso l’aggettivo che dava Gesù loro – ipocriti: hanno doppia vita. Quelli che giudicano, pensiamo nella Chiesa - tutte e tre le donne sono figure allegoriche della Chiesa - quelli che giudicano con rigidità la Chiesa hanno doppia vita. Con la rigidità neppure si può respirare”. Riferendosi agli ipocriti, e dunque anche agli affaristi e ai viziosi, Francesco ha commentato che essi non conoscevano la parola più bella che leggiamo oggi nei Vangeli, misericordia, e che anche oggi - come allora - vi sono "giudici" che condannano con aspre sentenze senza essere misericordiosi e onesti: «dove non c’è misericordia non c’è giustizia. E così «quando il popolo di Dio si avvicina volontariamente per chiedere perdono, per essere giudicato, quante volte, quante volte, trova qualcuno di questi».
Un cristiano non ha vie di compromesso: se non si lascia toccare dalla misericordia di Dio e a sua volta ama il prossimo finisce per essere un ipocrita che rovina e disperde anziché fare del bene: questo è un messaggio ribadito in molte occasioni dal pontefice argentino, il quale ritiene che l'ipocrisia sia un grave reato che non lascia spazio - appunto - alla santità della Chiesa e della fede stessa che unisce ciascun uomo a Dio.
Anche questa mattina inoltre egli è ritornato a dire che l'ipocrisia è il linguaggio proprio della corruzione e che i cristiani non debbono essere inclini "all'ipocrisia", altresì dovrebbero farsi portavoci della "verità del Vangelo con la stessa trasparenza dei bambini". Questo tuttavia Francesco lo ha detto per la prima volta il 4 giugno 2013 celebrando messa a Santa Marta alla partecipazione dei vertici della Rai.
(Articolo pubblicato su "Il sismografo" all'interno della rubrica Una riflessione del Papa oggi)