(Alessandro Notarnicola) Molti commentatori sostengono che la vera Riforma di Jorge Mario Bergoglio abbia preso avvio a nove giorni dalla sua elezione, il 22 marzo 2013, il mattino in cui il neo pontefice argentino, alzatosi alle prime ore dell'alba - quando la città romana riposava ancora sorvegliata dal fascino della storia - ha celebrato Messa presso la Cappella della Domus Sanctae Marthae incontrando un gruppo di giardinieri e netturbini tra quelli che normalmente puliscono piazza San Pietro.
In verità, sembrerebbe che sin dal giorno in cui Papa Bergoglio si sia trasferito nell'appartamento 201 della Domus, il più ampio e dotato anche di un salotto di ricevimento, pensato per ospitare il nuovo pontefice nei giorni immediatamente successivi all’elezione, abbia partecipato quotidianamente alla Messa mattutina sedendosi tra i banchi con gli atri fedeli, solitamente nelle file in fondo, raccogliendosi in un momento di preghiera personale. Così esattamente due anni fa, dopo l'incontro con i cuochi e gli altri dipendenti della Residenza fatta edificare da Papa Giovanni Paolo II nel 1996 per ospitare i cardinali durante il Conclave, Francesco invitò alla messa mattutina un altro gruppo di dipendenti per condividere con loro i primi giorni del pontificato.
Essere invitati dal Papa per partecipare alla Messa del mattino non capita certamente a tutti, questo è chiaro e fin troppo normale, ecco la ragione per cui giardinieri e netturbini uscirono commossi e increduli dalla cappella di Santa Marta, dopo che alla fine della celebrazione il pontefice volle conoscerli tutti, uno per uno, e a ciascuno di loro riservò una parola di vicinanza. Le stesse cronache “del tempo” commentarono con sorpresa, manifestando grandi entusiasmi per la novità dell’ex cardinale di Buenos Aires, che già aveva lasciato perplessi i più annunciando che non si sarebbe trasferito all’appartamento pontificio al terzo piano del Palazzo Apostolico, che era stato occupato da Benedetto XVI per 8 anni.
«Siamo gli invisibili», disse quella mattina Luciano Cecchetti, responsabile del servizio dei giardini e della nettezza urbana, parlando - ai microfoni di Radio Vaticana - di quanti ogni giorno lavorano provvedendo a tenere pulita Piazza San Pietro e curando le piante che rendono il piccolo Stato uno dei giardini più ammirati dal mondo.
«Trovarsi di fronte al Santo Padre, in una Messa per noi, è una cosa che non capita tutti i giorni. Mi giravo - raccontò Cecchetti - e vedevo le facce dei dipendenti: siamo usciti un pò tutti con gli occhi lucidi. È stata una Messa veramente molto semplice, a contatto diretto con chi da pochi giorni è stato eletto Pontefice. Lo abbiamo ringraziato tanto, specialmente quando ci ha salutato alla fine: siamo stati presentati uno ad uno e per ognuno di noi ha avuto una parola. Quello che ci ha detto un po' a tutti quanti è: `Pregate per me´. Tanti dipendenti, essendo giardinieri, gli hanno chiesto di visitare insieme a loro i giardini: lui ha annuito, facendo un cenno dalla testa. Non ha detto di no...».
Si trattò di una celebrazione semplice, alla quale il Pontefice invitò gli addetti del servizio giardini e nettezza urbana del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, improvvisando una breve omelia incentrata in particolare sul brano del vangelo di Giovanni che narra l’episodio dei giudei che volevano lapidare Gesù. Concelebrarono il cardinale Raúl Eduardo Vela Chiriboga, arcivescovo emerito di Quito in Ecuador, l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, segretario del Collegio cardinalizio e della Congregazione per i Vescovi, i monsignori Alfred Xuereb e Battista Ricca, direttore della Domus.
Erano del resto presenti anche suore di tre comunità religiose femminili che prestano il loro servizio in Vaticano: le Figlie della carità di san Vincenzo de’ Paoli, del dispensario pediatrico Santa Marta; le Figlie dei sacri cuori di Gesù e Maria Istituto Ravasco, della Casa San Benedetto per nunzi in pensione; e le Suore della presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio (di Cracovia), del magazzino privato del Santo Padre.
Nel bilancio dei primi due anni di pontificato Santa Marta rappresenta un valido punto d'origine di molte cose che saranno annoverate tra i grandi caratteri distintivi il magistero bergogliano. Perché? Perché Santa Marta, in questo pontificato, è più che una residenza: è uno sguardo ravvicinato e immediato sul mondo e sull'umanità, sulla Chiesa e il suo popolo. Santa Marta è una finestra al piano terra da dove si vede il volto delle persone e questa è una svolta nei papati degli ultimi secoli.
Le Omelie mattutine sono costruite con parole semplici, come semplice e familiare si presenta il linguaggio di Francesco. Si tratta di pronunciamenti che vanno dritti al cuore di chi ascolta. Con la parola del Padre che insegna al proprio figlio il pontefice argentino dice che è lo Spirito a dare identità a un cristiano e non sono le lauree dei dottori; che chi giudica gli altri, chiacchierando, è un ipocrita; che la corruzione uccide e non rende giustizia; che il programma di vita del cristiano è racchiuso nelle Beatitudini; che chi crede di sapere tutto non può capire Dio, che Dio ama l'uomo e che questo deve essere misericordioso verso il prossimo. Tutti insegnamenti preziosi (a volte più sociali che evangelici) che il Papa dona a tutti i fedeli del mondo, che possono così iniziare la giornata con una riflessione, breve o lunga che sia, perché la mattina, si sa, dà inizio alla giornata lavorativa.
Padre Antonio Spadaro – gesuita, direttore della rivista La Civiltà cattolica, cogliendo il significato delle omelie mattutine pronunciate da Francesco le ha riunite in un volume intitolato La verità è un incontro, che include quelle pronunciate dal 25 marzo 2013, quattro giorni dopo l’elezione, al 20 marzo 2014. “Una celebrazione che deve restare familiare”: questa è la prima osservazione che apre l'analisi realizzata da padre Spadaro.
(Articolo pubblicato su "Il sismografo")
(Articolo pubblicato su "Il sismografo")