venerdì 13 marzo 2015

Francesco a due anni dall'elezione: "Non mi dimetterò per l'età, il papato è una Grazia"

(Alessandro Notarnicola) Il 13 marzo di 2 anni fa, il cardinale arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio diventava il 265° Successore di Pietro: primo gesuita, primo latinoamericano e primo pontefice a presentarsi davanti a Dio e dinanzi al mondo intero con il nome di Francesco. A distanza di due anni molteplici sono gli elementi di novità introdotti dal Papa argentino nei confronti del quale sin da subito tutti, opinione pubblica e stampa mondiale, hanno mostrato di nutrire simpatia e speranza.
Alla luce di queste novità (dalla riforma della Curia alle sfide del Sinodo per la Famiglia) sarebbe certamente auspicabile parlare di "ri-formazione" e non di "rivoluzione" bergogliana, anche perché ogni pontefice a suo modo apporta dei cambiamenti all'interno della Chiesa per il bene della Chiesa stessa e dell'intera famiglia cristiana distribuita in tutto il mondo.
Dopo Wojtyla, il Papa che aveva vissuto in prima persona l'esperienza della guerra e che ha abbattuto i muri e ha girato in lungo e in largo il mondo per annunciare il Vangelo; e in seguito al Ministero di Ratzinger, Papa teologo che ha cominciato a denunciare il dominio degli apparati ecclesiastici esortando a recuperare l'essenziale e affermando che la più grande persecuzione contro la Chiesa non viene dall'esterno ma dal peccato interno alla Chiesa stessa, è arrivato Francesco, il Papa della misericordia e della tenerezza che proprio in queste ore in un'intervista rilasciata alla giornalista Valentina Alazraki dell’emittente messicana Televisa, ha detto che il tempo a disposizione non sembra essere molto, aggiungendo pertanto di avere la sensazione che il suo sarà un Pontificato breve, ma che potrebbe sbagliarsi. 
Alla vaticanista intervistatrice che ha accennato all’eventualità di un ritiro per limiti di età, come avviene per i vescovi, il Papa ha risposto che non si dimetterà per età e di non condividere pertanto una simile evenienza per la figura del Pontefice poiché il Papato è "una grazia speciale", anche se ha manifestato ancora una volta, con affetto e profonda stima, un sentito apprezzamento per la decisione presa nel febbraio di due anni fa da Benedetto XVI riguardo alla figura del Papa emerito (che era ormai parte della storia del papato, ma non della modernità). Una scelta coraggiosa la definisce, come coraggiosa fu la decisione di avere reso pubblica la gravità degli abusi commessi da alcuni membri della Chiesa contro i bambini e la necessità di prendersi cura delle vittime. 
Papa Bergoglio aveva tuttavia già parlato il 28 giugno 2014 nella straordinaria cornice naturale dei giardini vaticani a un gruppo di giovani della diocesi di Roma in ricerca vocazionale a proposito dell'aspetto "definitivo" dell'essere vescovo di Roma, e in quell'occasione aveva sottolineato: "Credo che uno che ha più sicura la sua strada definitiva è il Papa! Perché il Papa... dove finirà il Papa? Lì, in quella tomba, no?". Una battuta che pur sembrando profilare un'opinione contraria alla possibilità di dimissioni, oggi - in seguito alla diffusione dell'intervista - è tornata a far parlare.