(Alessandro Notarnicola) L'azzurro cielo di Roma e i colori vivaci di questo soleggiato mercoledì di febbraio hanno consentito al Santo Padre di raggiungere le migliaia di fedeli presenti in Piazza San Pietro anticipatamente questa mattina, tanto da poter trascorrere maggior tempo con loro condividendo momenti di gioia come il tradizionale e ormai abitudinario scambio di zuccotto, il saluto ai tanti bambini presenti (due dei quali sono saliti sulla jeep bianca di Francesco), e la consegna di regalini come ad esempio un cappellino e un maglietta che sono stati lanciati al volo e donati dunque al pontefice.
Mercoledì 11 febbraio nella sua Catechesi settimanale Papa Francesco ha riflettuto sui figli proseguendo così, con un nuovo argomento, il ciclo d'insegnamenti sulla famiglia iniziato il 10 dicembre 2014 con un riassunto sui lavori del Sinodo straordinario dedicato alle sfide della pastorale familiare.
Poi il Papa ha dedicato un appuntamento alla Famiglia di Nazareth (17 dicembre) e successivamente ha sviluppato altri temi incentrati sulle figure della madre, dei padri (trattati in due catechesi) e dei figli. Nel quinto incontro, quello odierno, il Santo Padre ha parlato dei fratelli: "“Fratello”, “sorella” sono parole che il cristianesimo ama molto. E, grazie all’esperienza familiare, sono parole che tutte le culture e tutte le epoche comprendono", ha così esordito il pontefice avviando la Catechesi odierna incentrata sul legame fraterno che occupa un posto di particolare prestigio nella storia del popolo di Dio, si pensi innanzitutto al racconto biblico di Caino e Abele, che sin da sempre indica esperienze dolorose di conflitto, di tradimento e di odio, in cui si rompe il legame tra due fratelli: "tutti conosciamo famiglie che hanno fratelli divisi, che hanno litigato, il Signore ci aiuti a ri-unire i fratelli, a ricostituire la famiglia, nelle nostre preghiere sempre dobbiamo pregare per i fratelli che si sono divisi", ha aggiunto a braccio il Santo Padre avviando una riflessione personale sulla fraternità all'interno della famiglia sovente distrutta da lotte nate da questioni patrimoniali o da scontri terreni che non garantiscono dialogo e unione e che senza dubbio adombrano l'amore e l'unità propri della buona famiglia cristiana.
"Il racconto biblico di Caino e Abele costituisce l’esempio di questo esito negativo. Dopo l’uccisione di Abele, Dio domanda a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?» (Gen 4,9a). E’ una domanda che il Signore continua a ripetere in ogni generazione. E purtroppo, in ogni generazione, non cessa di ripetersi anche la drammatica risposta di Caino: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9b)", ha spiegato il Papa sottolineando che il legame di fraternità che si forma in famiglia tra i figli, se avviene in un clima di educazione all’apertura agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace. Forse, ha osservato Francesco, non sempre ne siamo consapevoli, ma è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo e tra i popoli: "pensate che cosa diventa il legame fra gli uomini, anche diversissimi fra loro, quando possono dire di un altro: “E’ proprio come un fratello, è proprio come una sorella per me”!", ha proseguito il Santo Padre, "la storia ha mostrato a sufficienza, del resto, che anche la libertà e l’uguaglianza, senza la fraternità, possono riempirsi di individualismo e di conformismo".
Il racconto biblico di Caino e Abele pone l'attenzione sulla vera dimensione del rapporto di fratellanza tra i figli di Adamo: la diversità.
La premura, la pazienza, l’affetto di cui vengono circondati il fratellino o la sorellina più deboli, malati, o portatori di handicap sono sentimenti tipici della fratellanza: certamente queste riflessioni del Papa toccano una società individualista che sovente riserva poco spazio all'amore e alla custodia dei propri fratelli, familiari e delle persone care più bisognose, ma essendo la fraternità un valore essenziale è bene riconoscerne questo significato o ritrovarne il valore affinché vi sia una convivenza fraterna che superi ogni differenza e posizione contrastante di ogni genere e natura.
In un mondo dove pertanto accresce costantemente la propria interdipendenza, non può mancare il bene della fraternità, che vince il diffondersi di quella globalizzazione dell’indifferenza, alla quale Papa Francesco ha più volte accennato. La globalizzazione dell’indifferenza deve lasciare posto ad una globalizzazione della fraternità all'interno del quadro familiare per poi allargarsi all'intera umanità.
"Avere un fratello, una sorella che ti vuole bene è un’esperienza forte, impagabile, insostituibile. Nello stesso modo accade per la fraternità cristiana. I più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno “diritto” di prenderci l’anima e il cuore. Sì, essi sono nostri fratelli e come tali dobbiamo amarli e trattarli. Quando questo accade, quando i poveri sono come di casa, la nostra stessa fraternità cristiana riprende vita. I cristiani, infatti, vanno incontro ai poveri e deboli non per obbedire ad un programma ideologico, ma perché la parola e l’esempio del Signore ci dicono che sono nostri fratelli. Questo è il principio dell’amore di Dio e di ogni giustizia fra gli uomini", ha detto il Santo Padre chiedendo ai fedeli e ai pellegrini che affollavano la Piazza di dedicare un minuto di preghiera per i propri fratelli e per le proprie sorelle poiché oggi più che mai è necessario riportare la fraternità al centro della nostra società tecnocratica e burocratica: allora anche la libertà e l’uguaglianza prenderanno la loro giusta intonazione. "Perciò", ha concluso Papa Francesco, "non priviamo a cuor leggero le nostre famiglie, per soggezione o per paura, della bellezza di un’ampia esperienza fraterna di figli e figlie. E non perdiamo la nostra fiducia nell’ampiezza di orizzonte che la fede è capace di trarre da questa esperienza, illuminata dalla benedizione di Dio".
Papa Francesco considera la fraternità un vero fondamento per la pace, infatti proprio questo è stato il tema della 47° Giornata Mondiale per la Pace, la prima del pontefice argentino; egli ha scelto come tema del suo primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace la fraternità. Sin dall’inizio del suo ministero di vescovo di Roma, il Papa ha sottolineato l’importanza di superare una «cultura dello scarto» e di promuovere la «cultura dell’incontro», per camminare verso la realizzazione di un mondo più giusto e pacifico.
La fraternità è una dote che ogni uomo e donna reca con sé in quanto essere umano, figlio di uno stesso Padre. Davanti ai molteplici drammi che colpiscono oggi la famiglia dei popoli – povertà, fame, sottosviluppo, conflitti, migrazioni, inquinamenti, disuguaglianza, ingiustizia, criminalità organizzata, fondamentalismi (si pensi alle drammatiche notizie che arrivano dalla Siria e dalla Libia) –, la fraternità è fondamento e via per la pace.
Nella parte relativa ai saluti in lingua, il Papa ha salutato anche i vescovi dell'Ucraina unendosi alla loro preghiera e alla supplica dell'intero popolo perché al più presto si ritrovi una pace sicura e duratura per il Paese e per il futuro dei giovani che si trovano a vivere un conflitto che dilania certezze e progetti di lavoro, di famiglia e di crescita sociale.
Infine Francesco ha rivolto un sentito pensiero ai nostri fratelli egiziani che tre giorni fa sono stati uccisi in Libia per il solo fatto di essere cristiani. “Il Signore”, ha detto il Santo Padre, “li accolga nella sua casa e dia conforto alle loro famiglie e comunità”, e ha pregato per la pace in Medio Oriente e per il Nord Africa ricordando defunti e feriti.“Possa la comunità internazionale trovare soluzioni pacifiche alla difficile situazione in Libia”.
(Articolo pubblicato su "Il sismografo")