giovedì 8 ottobre 2015

Siria. La città di Palmira: sposa del deserto e orfana del mondo nelle mani del'Is

(Alessandro Notarnicola) L'opera dell'imperatore romano Aureliano è quasi compiuta dai miliziani dello Stato Islamico. Se i romani infatti non si spinsero a radere al suolo la città della regina Zenobia, Palmyra, anche citata nella Bibbia (Secondo libro delle Cronache 8.4) come una città del deserto fortificata da Salomone, oggi l'ISIL segna il triste epilogo del sito siriano.

Le autorità siriane del Ministero della Cultura hanno ricevuto un rapporto confermato dagli abitanti di Palmira, città siriana meglio nota come la "sposa del deserto" siro-arabico, secondo il quale i miliziani dello Stato Islamico in questi ultimi giorni avrebbero minato il teatro di Palmira, capolavoro appartenente al prezioso patrimonio dell'arte romana del II secolo d.C, nei tempi recenti tristemente noto per le numerose esecuzioni capitali attuate dall'IS. Il crollo dell'intera struttura, secondo il macabro rituale dei terroristi, potrebbe essere imminente. Il direttore del Dipartimento di Antichità della Siria, M. Abdulkarim, ha dichiarato che si tratta solo di una questione di tempo: l'intera Palmira verrà rasa al suolo. 
Palmira, l'antica città le cui rovine sono incluse nella lista del Patrimonio mondiale dell'UNESCO, è caduta sotto il controllo dell'ISIL (Islamic State of Iraq and the Levant) il 21 maggio scorso. Da allora, i miliziani strappata la città ai governativi siriani di Bashar al Assad hanno trasformato il teatro romano in un macabro palcoscenico della morte per commettere esecuzioni pubbliche costantemente filmate e condivise sui social media per intimorire tutti quei Paesi che si oppongono alla loro conquista.
Nel mese di agosto, i terroristi ISIL hanno inoltre fatto saltare in aria due templi nella città antica: il tempio di Baalshamin dedicato al dio fenicio delle tempeste e il tempio di Bel, considerato il più importante e meglio conservato del sito archeologico siriano. Seppure, inizialmente, ci sono state delle incertezze sul crollo totale dei due templi, nei giorni scorsi le foto satellitari diffuse dall'Istituto Onu per la formazione e la ricerca (Unitar) hanno confermato la distruzione. “Possiamo confermare – ha comunicato con una nota l’Unitar – la distruzione dell’edificio principale del tempio di Bel e di una fila di colonne nelle immediate vicinanze”. 
Infine, è notizia di questi giorni anche l'ultimo scempio realizzato per mano del gruppo terroristico, il crollo dell'Arco di Trionfo, "uno dei reperti più riconoscibili di Palmira". La distruzione è stata confermata da contatti locali dell'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), secondo il quale sarebbero ancora in piedi le colonne vicine. Secondo l'Ondus i miliziani si sarebbero accaniti solo sull'arco a causa di simboli e iscrizioni che vi erano scolpiti. L'Isis motiva la sua opera di distruzione delle antiche vestigia affermando che esse promuovono l'idolatria, ma sono in molti a ritenere che lo stesso Stato islamico venda sul mercato nero parte dei reperti di cui si impossessa al fine di autofinanziarsi. "Questa nuova distruzione mostra a che punto gli estremisti sono terrorizzati dalla storia e dalla cultura", ha affermato la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, che in passato aveva definito gli atti vandalici dell'Isis "crimini di guerra". 
Il Direttore del Dipartimento di Antichità, Maamoun Abdulkarim, ha osservato che l'uccisione pubblica di Khaled al Asaad, 81 anni, per quattro decenni confermato unico direttore del sito, il crollo del patrimonio artistico e culturale siriano e infine l'imminente distruzione dell'antico teatro romano sono tragici momenti che certamente hanno segnato "una grande perdita", e ha aggiunto: "quello a cui stiamo assistendo oggi deve portare l'intero mondo a riflettere, la città di Palmira sarà rasa al suolo".