domenica 11 ottobre 2015

L'ISIS libera Padre Jacques Murad ma di Dall'Oglio ancora nessuna notizia

(Alessandro Notarnicola) Padre Jacques Murad, il prete siriano rapito cinque mesi fa dall’organizzazione dello Stato islamico (Isis) nella Siria centrale, è ora libero e si trova a Zaydal, una località a sud-est di Homs, in un’area vicina al confine con la zona controllata dall’Isis. A riferirlo all’Ansa sono state fonti vicine al prete siro-cattolico, che fa parte della comunità monastica di Mar Musa fondata dal gesuita romano Padre Paolo Dall’Oglio, rapito tre anni fa e del quale oggi non ci sono notizie di alcuna natura.
Malgrado questo, la famiglia del gesuita accoglie con gioia la notizia della liberazione di Padre Murad e continua a cercare nuove informazioni sulla sorte del fratello e figlio Paolo.
Il 27 luglio 2013, Padre Paolo Dall'Oglio (61 anni, gesuita) è stato rapito da un gruppo di estremisti islamici vicino ad Al-Qaida, in seguito a un appello che il sacerdote aveva rivolto al Santo Padre affinché il pontefice promuovesse «un’iniziativa diplomatica urgente e inclusiva per la Siria». 
Prima della "confusa" scomparsa, Padre Dall'Oglio era noto per aver fondato negli anni 80, in Siria, la comunità monastica-siriaca Mar Musa (Damasco), luogo di culto risalente alla più tarda tradizione eremitica, istituita con lo scopo di ospitare aderenti sia di confessione cattolica sia di confessione ortodossa. 
Paolo Dall'Oglio da sempre si è mostrato interessato al dialogo interreligioso tra la Chiesa cattolica e il mondo islamico. Sin da ragazzo è rimasto affascinato dalla Siria e vi ha fatto ritorno con una vocazione: promuovere la pace tra musulmani e cristiani. Ormai da trent’anni la Siria è diventata la sua casa, è lì che si confronta sulla natura di Dio con sunniti, cristiani, sciiti e alawiti, e insegna che i cristiani non dovrebbero semplicemente tollerare i musulmani, ma amarli.
Questo fervente attivismo ha prodotto il suo allontanamento richiesto (e attuato) dal governo siriano, che minacciò inoltre la sua espulsione durante il soffocamento delle proteste popolari deflagrate nel 2011. L'ostracismo è stato eseguito il 12 giugno 2012. Per un breve periodo, il frate si è trasferito a Sulaymanya, nel Kurdistan iracheno, accolto nella nuova fondazione monastica di Deir Maryam el Adhra. 
La vicenda della scomparsa del gesuita italiano operante nel Medio Oriente da tre anni a questa parte ha certamente coinvolto il sistema mediatico internazionale e le Istituzioni politiche e religiose italiane - prime fra tutte il Vaticano, la Farnesina e la Curia generalizia dei gesuiti. Dal 27 luglio 2013, infatti, sono circolate varie e distinte versioni più o meno attendibili sulla sua sorte: un sito in arabo e in inglese, che segue l'evolversi della guerra siriana “TahrirSy” ha lanciato la notizia secondo cui padre Paolo Dall’Oglio sarebbe stato ucciso il 29 luglio del 2013 da un membro dell’ISIS il gruppo fondamentalista musulmano che si definisce lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. Il sito, inoltre, fornisce notevoli (ma discutibili) precisazioni: afferma infatti che l’uccisione sarebbe avvenuta due ore dopo l’arresto del gesuita nella città di Raqqa, al confine nord della Siria, una delle roccaforti delle milizie internazionali fondamentaliste che alimentano la guerra al governo siriano. La fonte dell'informazione sarebbe un cittadino siriano testimone dell’esecuzione, il quale ha preferito restare in silenzio per lunghi mesi intimorito da possibili conseguenze. Malgrado la precisazione di nomi, luoghi e persino dell'ora dell'esecuzione, la Farnesina non è stata in grado di confermare o smentire ciò che comunicato. Nel giugno del 2014 un quotidiano libanese filo-siriano ha sostenuto che Padre Paolo è tutt'ora nelle mani dei suoi rapitori; la testata ha annotato inoltre che «le trattative sono state aperte di recente e il governo italiano si è inserito direttamente nel canale del negoziato». Confermato anche che «una delegazione italiana si è recata nella zona un mese fa circa e ha incontrato padre Paolo», con il quale «si è intrattenuta due ore». Il giornale lega il rilascio di Dall'Oglio a quello dei due vescovi ortodossi di Aleppo Yuhanna Ibrahim e Bulos al-Yaziji, rapiti ad aprile dello scorso anno, e lascia intendere - come a suggerire una possibile soluzione - che la «delegazione italiana» ha discusso con i rapitori varie opzioni, tra cui quella di inserire nell’accordo anche la liberazione dei vescovi siriani.
Ancora una volta il giallo, che in qualche maniera ha riacceso le speranze negli animi dei cari familiari del gesuita, è stato chiarito dalla Farnesina, secondo cui non vi sarebbe alcun contatto. Proprio in occasione dei 9 mesi dal suo sequestro in Siria (il 29 aprile 2014), la famiglia ha pubblicato una nota/appello rivolta ai rapitori: "Chiediamo a chi lo detiene di dare a Paolo la possibilità di tornare alla sua libertà e ai suoi cari, e a tutte le istituzioni di continuare ad adoperarsi in tal senso".